TECNICA ARRAMPICATA
Premetto che quello di seguito riportato prende spunto da Dispense informative CAI e riviste specializzate e della mia esperienza personale, consiglio vivamente a chi vuole avvicinarsi all’arrampicata di non improvvisarsi Alpinisti ma è bene partecipare a un corso specifico del CAI dove si riceverà una preparazione teorica e pratica adeguata su come muoversi e nell’utilizzo di tutte le attrezzature.
Nell’arrampicata è indispensabile conoscere i propri limiti per evitare di farsi male e non divertirsi e creare problemi al compagno di cordata. E’ importante avere una tecnica di base per evitare fatiche inutili, infatti vengono così definiti i “movimenti Fondamentali” cioè labilità psico-motoria di uno scalatore di risolvere i passaggi più o meno impegnativi con lo sforzo minore cercando di utilizzare bene le gambe (e gli appoggi per i piedi) per far meno fatica all’utilizzo delle braccia, importante usare il baricentro del nostro corpo (il nostro bacino). Nel Metodo di Paolo Caruso (Guida Alpina, autore di manuali didattici di arrampicata sportiva su roccia e ghiaccio) la posizione del baricentro del proprio corpo sia sempre all’interno di un triangolo costituito dai tre punti su cui ci si attacca alla parete di roccia (due piedi e una mano o viceversa). Ci si può aggrappare con le due mani e appoggiare su un piede che fa da vertice del triangolo rovesciato, o aggrapparsi con una mano e appoggiarsi sui due piedi, sempre formando un triangolo. Se non si dispone di due appoggi per i piedi, si mette un piede sull’appoggio che c’è, e l’altro su un appoggio ideale in modo da conservare ugualmente la posizione del triangolo, piuttosto che cercare appoggi che porterebbero far sbilanciare l’arrampicatore. Bisogna comunque sempre fare affidamento, sia per questa tecnica che per le altre, a un istruttore di arrampicata titolato.
Per chi volesse saperne di più consiglio l’acquisto del libro “L’arte di arrampicare su roccia e ghiaccio di Paolo Caruso, Edizioni Mediterranee”.
Per arrampicare utilizzeremo “le scarpette” ne esistono alcuni modelli con lacci e strip (velcro), con forma della pianta diversa in base alla tecnica. La progressione consiste in una serie di movimenti per passare da una posizione all’altra, partiamo dalla posizione base che deve sfruttare il miglior equilibrio e minor sforzo per essere in grado di studiare il prossimo movimento; dobbiamo avere fronte a noi la parete di roccia, con i piedi sullo stesso piano con larghezza quanto il nostro bacino e le nostre mani dovranno essere sempre allo stesso piano all’altezza degli occhi, dobbiamo cercare di caricare il peso sui piedi e gambe per non lavorare e affaticare troppo le braccia, cercando di porre ll Bacino sulla verticale dei piedi tenendo le braccia distese.
Dopo aver analizzato gli appigli sicuri e comodi, poco al di sopra della testa evitando di stenderle troppo e avvicinarci troppo alla roccia perché ci impedirebbe di vedere gli appoggi per i piedi e ridurrebbe l’uso del piede in aderenza (la suola della scarpetta deve aderire alla roccia). Importante fare piccoli spostamenti tenendo sempre conto del Baricentro sulla verticale del piede che rimane fermo per non perdere l’equilibrio, solo allora potremo spostare l’altro piede e così via di seguito.
Vediamo ora come dovremo usare i piedi nell’arrampica, la tecnica che utilizzeremo viene propriamente detta “in appoggio e in aderenza”. La prima cosa da fare quando arrampichiamo è cercare la concentrazione sui movimenti che andremo a fare, dobbiamo riuscire ad eliminare le incertezze! Trovando l’appoggio ideale per il piede.
Viene definito appoggio una sporgenza più o meno ampia che deve sostenere il nostro corpo sulla verticale e mi deve permettere una spinta del piede dall’alto verso il basso:
E’ importante che quando ci troviamo in posizioni di appoggio con i piedi il bacino deve stare più possibile sulla verticale degli appoggi, nel momento in cui ci troviamo “fuori equilibrio” il piede perderà tenuta perché la sollecitazione degli appoggi avverrà in direzione obliqua e non verticale, rischiamo di cadere.
Altra cosa da non dimenticare nella progressione verticale, quando troviamo un appoggio ampio è quella di cercare di appoggiare solo la punta del piede e non tutto o fino al all’arco del plantare, questa operazione fa sì che avvicinando troppo il piede alla parete il corpo tende verso l’esterno della base d’appoggio quindi dovremmo forzare le braccia restando aggrappati all’appiglio. Se invece utilizziamo solo la punta del piede (avampiede) il tallone sarà più esterno alla parete e il peso sarà mantenuto sulla base dell’appoggio.
Quando nella progressione troveremo degli appoggi o sporgenze più piccole dovremmo utilizzare il piede solo con la punta o in alcuni passaggi con la parte esterna o interna, dobbiamo tenere il tallone all’altezza dell’appoggio, in alcuni casi dovremmo cercare di utilizzare la pianta della scarpetta anche “in aderenza”, appoggiando cioè quasi tutto il piede e portare il bacino verso l’esterno tenendo le braccia tese ….. lo so non è semplice all’inizio, ma poi ci si prende gusto.
Con l’aumentare delle difficoltà e la a volte l’assenza di appigli e appoggi comodi diventa difficile fare piccoli spostamenti (come consigliato), siamo costretti, partendo da una posizione con i piedi paralleli, a portare il bacino leggermente all’esterno e alzare il piede senza dover allargare troppo la gamba e portarlo sulla linea del bacino. Altra operazione da fare partendo da posizione a piedi paralleli, è quella di spostare il baricentro sull’appoggio dei piedi e utilizzando le gambe per dare una spinta verso l’alto non forzando così le braccia.
Andiamo ora a vedere come ci dobbiamo comportare nel caso di un “traverso“ cioè la progressione orizzontale: ci troveremo ad incrociare mani e piedi. Quando gli appoggi e appigli sono distanti, e dobbiamo ad esempio spostarci verso sinistra, il corpo sarà rivolto verso la parete, il piede destro si sposterà verso sinistra s’incrocerà con la gamba sinistra passando davanti a questa, cercheremo di portarlo più avanti possibile, senza perdere l’equilibrio e successivamente sposteremo anche il piede sinistro passando da dietro e così via, allo stesso modo faremo con le braccia.
Può capitare di effettuare anche qualche “spaccata“ per passare da un appoggio all’altro quando sono lontani. L’importante è sempre essere concentrati sui movimenti, cosa che ci faciliterà sicuramente, un minor consumo di energie nei passaggi è opportuno avvicinare i piedi prima di alzare la gamba per effettuare il movimento verso l’alto e il bacino verso l’esterno, questa posizione può essere considerata una variante “stabile” alla posizione base, che aiuta lo spostamento delle mani nella ricerca di nuovi appigli.
vi consiglio di dare un occhiata a www.metodocaruso.com
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